Cartone preparatorio per la tela Antigone condannata a morte destinata all’Accademia Carrara di Bergamo. Realizzato negli anni 1836-1837, il cartone fu donato dal Diotti all’allievo Giuseppe Rillosi. Nel 1834 il consiglio dell’Accademia Carrara decideva di commissionare a Giuseppe Diotti un grande dipinto. Dopo aver scartato vari soggetti ispirati alla storia antica e medievale, Diotti decideva di riproporre un tema che già aveva affrontato anni prima negli affreschi di palazzo Mina-Bolzesi a Cremona: Antigone condannata a morte da Creonte. Se in quella sede, partendo dalla rilettura del testo di Sofocle, Diotti aveva risolto il tema nella contrapposizione tra l’eroina e il tiranno, questa volta Diotti individuò in Vittorio Alfieri la propria fonte letteraria, ribadendo con questa scelta la propria fedeltà alla
tradizione accademica e classicista. Ma era soprattutto la possibilità di rappresentare una grande varietà di passioni umane riassunte nella fisionomia dei personaggi che aveva guidato Diotti a scegliere il momento da rappresentare: l’ultimo incontro tra Antigone avviata alla propria condanna e la cognata Argia in partenza per l’esilio. Dopo aver prodotto un bozzetto (1834) e una serie di disegni preparatori, Diotti giunse all’elaborazione del cartone, avviato nel dicembre 1836 e probabilmente già concluso nell’aprile 1837. Il supporto è composto da 37 fogli o frammenti assemblati in tre parti e poi uniti; su questa base il pittore ha disegnato a carboncino, rafforzando il tono scuro dell’ombra ad acquerello e le luci a tempera. Alcune parti furono successivamente
Si devono al conte Luigi Tadini (1745-1829) la fondazione di un Istituto o Stabilimento che comprendeva le scuole di musica e di disegno - ancora oggi attive - e la volontà di costruire un palazzo in riva al lago per esporre al pubblico le proprie raccolte d’arte antica. I lavori furono avviati con la costruzione della cappella, quindi proseguirono con il palazzo e furono completati entro il 1827; l’anno successivo la Galleria apriva al pubblico. Allo scenografo teatrale Luigi Dell’Era si deve la decorazione dei soffitti e delle pareti, che aveva lo scopo di creare una cornice degna alla collezione. La Cappella al centro del giardino ospita la Stele Tadini, scolpita tra il 1819 e il 1821 da Antonio Canova per onorare la memoria di Faustino, figlio del conte, prematuramente scomparso nel 1799.