Casalmaggiore celebra il suo "genius loci" Giuseppe Diotti (1779-1846), protagonista della pittura tardo-neoclassica e interprete originale del Romanticismo storico.
La mostra, allestita nel Museo Diotti,
Personaggio di spicco dell’arte italiana dell’Ottocento, Giuseppe Diotti ha insegnato per oltre trent’anni all’Accademia Carrara di Bergamo, formando una scuola di pittura che, nei primi decenni del XIX secolo, costituì, per metodo didattico e come vivaio di talenti, una valida alternativa alla più rinomata Accademia milanese di Brera.
Suoi allievi furono Enrico Scuri, Francesco Coghetti, Giovanni Carnovali detto il Piccio e Giacomo Trécourt.
La sua fama si diffuse rapidamente nell’ambiente culturale dell’epoca, al punto che Defendente Sacchi, critico tra i più autorevoli, lo definì “primo pittore lombardo”, riconoscendogli un primato oggettivo nella ripresa dell’antica tecnica dell’affresco e nel campo della pittura sacra.
Il percorso espositivo, suddiviso per aree
tematiche, conduce il visitatore attraverso alcune tappe fondamentali della carriera di Diotti:
- il periodo della formazione, in cui studiò il luminismo cinque-seicentesco attraverso le copie dai maestri;
- il perfezionamento degli studi negli anni del Pensionato romano, guidato a distanza da Giuseppe Bossi e sotto la protezione di Antonio Canova;
- il periodo della maturità, a cui appartengono importanti cicli decorativi o dipinti legati alla pittura sacra e di storia;
- la produzione finale, con la grande tela, incompiuta, del Giuramento di Pontida, ora conservata nella sala consiliare del Municipio di Casalmaggiore, e la ritrovata pala Petrobelli, esposta per la prima volta in questa occasione, con altri dipinti e disegni inediti.
Nel cuore della mostra una specifica sezione approfondirà il tema dantesco di Ugolino nella torre, in un confronto fra le diverse versioni del Diotti e quelle di artisti contemporanei, come Palagi, Sabatelli, Massacra.
Un aspetto ancora poco noto dell’attività di Diotti, quello del collezionista d’arte, sarà poi l’oggetto di una ricostruzione ideale della sua raccolta di stampe, allestita in questa occasione nella più ampia sala del Palazzo Diotti che il pittore aveva destinato ad ospitare la collezione di dipinti ed oggetti d’arte formata nei decenni trascorsi a Bergamo e in seguito dispersa dai suoi eredi.
Si trovano qui alcuni “segni” della presenza di Giuseppe Diotti nella casa dove scelse di abitare negli ultimi anni della sua vita: il busto marmoreo voluto dagli allievi; il fazzoletto di seta col Carme dedicatogli dalla Comunità, quando decise di rientrare nella nativa Casalmaggiore dopo oltre trent’anni trascorsi come direttore e docente all’Accademia Carrara di Bergamo; il progetto di ristrutturazione della facciata del palazzo affidato all’architetto Fermo Zuccari. L’immagine dell’artista è inoltre documentata da ritratti tradotti in incisioni, diffuse soprattutto fra gli amici.
Diotti fu allievo, dal 1790 al 1794, di Paolo Araldi presso la Scuola di Scuola di Disegno d’impronta accademica che era stata fondata a Casalmaggiore nel 1768 dal pittore Francesco Antonio Chiozzi. In seguito frequentò l’Accademia di Belle Arti di Parma sotto la guida di Gaetano Callani, grazie al sostegno economico del mecenate Giovanni Vicenza Ponzone. La brusca interruzione degli studi nel 1796, a seguito dell’occupazione dell’esercito napoleonico, costrinse l’artista ad attività meno gratificanti, come la realizzazione di insegne o, nel migliore dei casi, copie di dipinti antichi, esercizio che tuttavia lo portò ad approfondire e a maturare l’interesse per il luminismo cinque-seicentesco, come nel caso delle copie da opere del Malosso presenti in città.
Come era consuetudine nell’atelier di un pittore d’inizio Ottocento, disegni, stampe e gessi rappresentavano i modelli del classicismo antico e moderno attraverso cui si poteva affinare lo strumento del disegno, non inteso come semplice addestramento della mano, ma a tutto vantaggio della parte concettuale e ideativa del lavoro artistico. Oltre ad alcune opere che documentano la cultura visiva classicista che Diotti acquisì a Roma negli anni del Pensionato artistico (1805-1809), guidato a distanza da Giuseppe Bossi, sono qui presenti i saggi disegnativi e pittorici che il pittore inviò da Roma all’Accademia di Brera, quali attestati dei progressi raggiunti.
Il metodo di lavoro di Giuseppe Diotti, strettamente connesso alla prassi del suo insegnamento accademico, viene documentato attraverso una serie di studi legati alle sue principali opere, dallo schizzo iniziale, che costituisce il momento ideativo, a una serie di disegni d’assieme o parziali, volti ad approfondire singoli particolari anatomici, figure intere o panneggi. Da questi studi preparatori il pittore passava poi all’esecuzione dei cartoni a scala reale per gli affreschi o le grandi pale d’altare. È qui esposto il cartone della Consegna della chiavi a San Pietro per l’affresco del presbiterio del Duomo di Cremona.
La raccolta d’arte del Diotti, formatasi nello studio bergamasco fino a comprendere un centinaio di opere tra dipinti, disegni e incisioni, è stata dispersa dagli eredi dell’artista. Gli inventari della raccolta hanno consentito di ricostruire idealmente quella che doveva essere la “camera delle stampe”, ove erano presenti fra l’altro la superba serie delle Battaglie di Alessandro e quella dei Sacramenti, immancabile corredo didattico nelle accademie di belle arti. Queste grandi incisioni furono una vera scuola per Diotti e i suoi allievi, repertori di espressioni e di figure in movimento, modelli di moti dell’animo e del corpo, di cui si può agevolmente trovare traccia tanto nei dipinti giovanili, quanto in quelli della maturità.
Il tema di Socrate, come molti altri soggetti affrontati da Diotti negli anni del Pensionato a Roma, riporta alle spontanee riunioni di artisti, inaugurate da Felice Giani nell’ultimo decennio del Settecento, durante le quali settimanalmente si aveva un libero confronto – fuori dagli spazi e dai giudizi accademici - sui pensieri, ovvero sul modo di comporre un soggetto letterario. È attorno allo spirito protoromantico di quei “pittori dell’immaginario” che cresce quella feconda “officina neoclassica”, cui a pieno titolo Diotti stesso può essere ascritto, grazie anche alla frequentazione delle riunioni di Palazzo Corea, nell’appartamento di Michele Köck, condiviso un tempo con Giani.
Diotti attua una vera e propria riforma dell’iconografia sacra, sfrondandola da incrostazioni allegoriche, riconducendola, attraverso il lessico classicista, ad espressione di virtù morali e di principi educativi. Attraverso la serie dei bozzetti preparatori e dei modelli definitivi, oltre che dei cartoni, si può seguire nella mostra quasi tutto il percorso creativo dell’artista, quello che lo ha portato a realizzare impegnativi cicli ad affresco e pale d’altare nel territorio lombardo.
Merita di essere sottolineata una sua ricorrente cifra stilistica, tesa, attraverso gli effetti a lume di notte, a reintrodurre nell’immagine un’aura di più arcana e intensa spiritualità insieme a una nuova emozione estetica, focalizzata sulla teofania della luce, come in particolare nell’opera finale, il Gesù Cristo coi pastori adoranti (1846), ovvero la ritrovata pala Petrobelli.
Sono presenti in mostra, accanto alle opere del Maestro, alcune opere riconducibili ai suoi allievi, quali Giovanni Carnovali, detto il Piccio e Luigi Quarenghi, l’allievo che ha operato accanto al Maestro nei lavori finali, frequentando l’atelier installato nel palazzo che ospita oggi il Museo.
Particolarmente rappresentativo dei continui scambi fra Diotti e i suoi allievi dell’Accademia Carrara è il dipinto “puzzle” in cui allievi diversi riprendono dettagli della Selezione dei neonati spartani.
La nota vicenda del conte Ugolino, narrata da Dante nel canto XXXIII dell’Inferno, ha colpito molto la sensibilità del pittore che a questo tema, da lui forse accostato già negli anni del Pensionato romano, ha dedicato diverse opere. Due sono i momenti scelti: quello di Ugolino che, consapevole del destino riservato a sé e ai suoi figli, impietrisce, e quello del conte che si morde le mani, fermato da uno dei figli che invita il padre a cibarsi di loro. Della interpretazione magistrale di Diotti, specialmente nella versione dell’Ugolino commissionata dal nobile bresciano Paolo Tosio, si è scritto che “Dante se fosse stato pittore, l’avrebbe precisamente dipinto così”.
Il confronto fra le diverse redazioni del tema è qui amplificato attraverso una serie di incisioni di celebri artisti neoclassici e romantici: Reynolds, Flaxman, Sabatelli, Palagi, Doré e da un piccolo dipinto di Pasquale Massacra.
Sollecitato a realizzare un quadro per l’Accademia Carrara, Giuseppe Diotti decise di affrontare in una grande tela la vicenda di un personaggio reso celebre dal poeta tragico greco Sofocle, ma riletto attraverso la tragedia di Vittorio Alfieri. Per il pittore il fine doveva essere quello di farne un manifesto della sua scuola, dimostrando la validità del suo insegnamento secondo la linea classicista, in un’epoca in cui il Romanticismo ne stava pian piano sgretolando metodo e principi.
Frutto di una lunga elaborazione concettuale e disegnativa, l’impresa gli costò fatica e molti ripensamenti, tanto che rifece più volte alcune teste (fra le quali vi è un probabile autoritratto); tuttavia condusse a termine il lavoro con una tecnica pittorica impeccabile e una stesura cromatica molto levigata, da maestro antico.
Commissionata dal conte Giacomo Mellerio per la sua villa del Gernetto, in Brianza, e calata nel cuore dell’accesa polemica fra romantici e classicisti, La corte di Ludovico il Moro, fra le più importanti e, all’epoca, famose opere di Giuseppe Diotti, costituisce un potente archetipo visivo-storiografico sull’identità italiano-lombarda dell’Ottocento, identità che trovava un punto di forza nell’età di Ludovico il Moro e nella straordinaria presenza a Milano di Leonardo da Vinci.
Nel suo documentatissimo dipinto, apprezzabile per attente fisionomie, colori preziosi e sfoggio di costumi, Diotti attinge a una pluralità di fonti iconografiche, servendosi inoltre della preziosa consulenza dei suoi coltissimi amici.
Il grande tema storico, di soggetto medievale e lombardo, è affrontato da Diotti in due momenti della sua carriera: all’apice della fortuna, con un dipinto di ridotte dimensioni esposto in mostra e proveniente dalla collezione della famiglia Chiozzi di Casalmaggiore, e con la grande tela (di commissione Barabani) elaborata negli ultimi anni della sua vita, oggi collocata nella Sala Consiliare del palazzo comunale di Casalmaggiore. Nel dipinto Diotti, memore di altri illustri giuramenti nella linea David-Camuccini, costruisce la scena storica, ambientata in un convento benedettino di Pontida, radunando un folto gruppo di personaggi le cui fisionomie ricalcano quelle dei suoi allievi e in particolare dei suoi grandi amici: il bibliotecario Agostino Salvioni, il pedagogista don Ferrante Aporti e il patriota e bibliofilo casalese Anton Enrico Mortara.
Valter Rosa
I lumi della Ragione e "la luce del mondo".
Il primo e l'ultimo Diotti.
Renzo Mangili
Intento e procedura del disegno
in Accademia: il caso Diotti.
Paolo Plebani
Un’«amicizia caldissima».
Appunti su Diotti a Bergamo.
Mario Marubbi
I grandi affreschi cremonesi.
Il quadrone de
"La corte di Ludovico il Moro".
con appendice
Giovanni Antonio Maggi
Quadro del sig.Giuseppe Diotti
rappresentante la protezione da
Lodovico Sforza duca di Milano
alle scienze, alle lettere ed alle arti
Roberta D'Adda
"Dante se fosse stato pittore l'avrebbe dipinto precisamente così".
L'Ugolino nella torre della fame:
Marco Orlandi
Il Giuramento di Pontida.
Marco Albertario
"Diotti che tanta vita coi colori esprimi".
Il confronto tra Hayez e Diotti
nella parrocchiale di Iseo
.
.Edoardo Sala
Alessandra Visinoni
Intellettuali e artisti russi in visita all’Accademia Carrara: gli incontri
con Giuseppe Diotti.
Valter Rosa
"Una stanza tutta coperta di stampe":
aspetti del collezionismo di Giuseppe Diotti.
Hanno partecipato ai lavori del Comitato:
Maria Cristina Rodeschini
Giovanni Valagussa
Intero: € 8,00
Ridotto: € 5,00
tessera annuale del Museo, minori di 25 anni,
gruppi di almeno 15 persone,
Gratuito
minori di 6 anni,
accompagnatori di scolaresche e gruppi di almeno 15 persone, accompagnatori di disabili,
soci ICOM 2017, giornalisti, guide turistiche,
Abbonamento Musei Lombardia.
Scolaresche
€ 4,00 per alunno
Visita guidata su prenotazione
€ 45,00 oltre al biglietto d'ingresso
Visite guidate gratuite
Tutti i giorni festivi alle ore 16:00
(per i possessori del biglietto d'ingresso).
Il percorso di visita comprende, oltre alla mostra, l'itinerario in città.
Scolaresche
Vedi le proposte didattiche
A Casalmaggiore
E' consigliabile integrare il percorso espositivo della mostra visitando alcune tappe dell'itinerario cittadino.
In Lombardia
La mostra vuole essere anche un invito a scoprire - lungo un percorso inedito e affascinante - le opere di Giuseppe Diotti conservate
in chiese e palazzi delle province di Cremona, Bergamo
e Brescia.
Dall'inaugurazione fino al termine della mostra, si succederanno numerosi incontri di approfondimento - sia a Casalmaggiore che nei luoghi degli Itinerari diotteschi.
Avviso
Per alcuni eventi è previsto un numero chiuso, quindi è necessario prenotarsi per tempo presso la segreteria del Museo Diotti (tel.0375 200416, info@museodiotti.it).
CASALMAGGIORE, Via Formis 1
Cappella monastica di Santa Chiara
Saluti delle Autorità e, a seguire, visita alla mostra
CASALMAGGIORE, Piazza Marini 1
Duomo di Santo Stefano
Diotti a Casalmaggiore
Conferenza e visita al Duomo
a cura di Maria Adelaide Donzelli
CASALMAGGIORE, Via Formis 17
Museo Diotti
Diotti e l'Accademia
Conferenza a cura di Renzo Mangili e Chiara Nenci
CASALMAGGIORE, Via Trento 15
Istituto d'Istruzione Superiore "Romani"
Antigone.
Confronto con un classico per definire noi stessi oggi
Conferenza a cura di Giusy Rosato
nell'ambito del ciclo "Polo d'attrazione"
RIVAROLO DEL RE, 14.30-16.30
Villino Diotti. Apertura straordinaria del giardino
CASALMAGGIORE, 14.30-16.30
Apertura straordinaria del Palazzo Favagrossa
CASALMAGGIORE, 16.30-19.00
Apertura straordinaria della Scuola di disegno "Bottoli"
ITINERARI DIOTTESCHI IN LOMBARDIA
Visita a Stezzano, Ranica,
Alzano Lombardo, Lovere (BG)
Partenza da Casalmaggiore, ore 7.00
ore 11.00, Villa Camozzi, Ranica (BG)
Giuseppe Diotti a Bergamo e nel territorio
Conferenza a cura di Paolo Plebani
CREMONA
Diotti a Cremona: i grandi cicli di affreschi
ore 15.00 - Cattedrale di Santa Maria Assunta
Visita guidata a cura di don Gianluca Gaiardi
ore 16.00 - Palazzo Mina-Bolzesi
Visita guidata a cura di Mario Marubbi
(per le visite è richiesta la prenotazione)
CASALMAGGIORE, Via Formis 17
Museo Diotti
Diotti e "La corte di Ludovico il Moro"
Conferenza a cura di Francesca Valli
e Vittorio Rizzi
CASALMAGGIORE, Via Trento 15
Istituto d'Istruzione Superiore "Romani"
Ugolino e i suoi figli.
Pena di morte ed effetti collaterali
Conferenza a cura di Stefano Prandini
nell'ambito del ciclo "Polo d'attrazione"
CASALMAGGIORE, Via Trento 15
Istituto d'Istruzione Superiore "Romani"
Il Giuramento di Pontida
e la pittura di storia nell'Ottocento
Conferenza a cura di Marco Orlandi
nell'ambito del ciclo "Polo d'attrazione"
ITINERARI DIOTTESCHI IN LOMBARDIA
Visita a Bergamo e Iseo (BS)
Partenza da Casalmaggiore, ore 7.00
ore 11.00, Bergamo
Visita guidata alla Biblioteca Civica "Angelo Mai"
a cura di Maria Elisabetta Manca
ore 16.30, Iseo (BS), Pieve di Sant'Andrea
Diotti e Hayez: il confronto nella pittura sacra.
Conferenza a cura di Marco Albertario
CASALMAGGIORE, Via Formis 17
Museo Diotti
Origine e fortuna dell'iconografia di
Ugolino nella torre
Conferenza a cura di Roberta D'Adda