Tino Aroldi (1915-2000) è il maggior pittore locale del Novecento che si sia confrontato con il tema del paesaggio in quella fase in cui esso progressivamente si affranca dalla storica presenza della figura umana.
Nei dipinti del 1945/46 il colore è applicato con pennellate libere, sicure, corpose e costruttive alla maniera di Cézanne e la tavolozza è ricca di colori luminosi e a volte vivaci. Il pittore mantiene tuttavia saldo il controllo della forma e della narratività dell’immagine, senza lasciarsi dominare dalla materia; i suoi soggetti sono case rurali, barchesse, filari di pioppi e campi coltivati che rivelano un bisogno di autenticità e di radicamento ma anche la scoperta, propria della cultura di quegli anni, del paesaggio agrario plasmato dal lavoro dell’uomo.
Dono di Carla Aroldi, 2007
