L’Autoritratto del cappello di paglia risale al 1975: è passato molto tempo dal raffinato autoritratto con la sorella (I due fratelli) del 1931 e questo quadro sembra rappresentare un testamento spirituale dell’artista, da leggere anche nel contesto di una serie di altri autoritratti eseguiti negli stessi anni, poco prima della morte.
Beltrami si ritrae sull’argine del Po, nei pressi della Chiesa di Santa Maria, rivolto verso l’osservatore e – più in generale – verso la città. La vestaglia, la tavolozza e i pennelli sono gli attrezzi del mestiere e il pennello sospeso trasforma l’autoritratto nell’opera stessa che il pittore sta dipingendo.
Caratteristici di questo dipinto sono il cappello e il riso dell’artista, elementi interpretabili alla luce dei precedenti nella storia dell’arte. Beltrami aveva una passione quasi maniacale per ogni genere di copricapo: dopo lo zucchetto del ritratto giovanile, molti altri ne utilizzò negli anni successivi, dalle fogge più strane e anche femminili: un vezzo estroso, per altro abbastanza ricorrente nelle rappresentazioni che gli artisti danno di sé, mentre assai meno diffusa è la tipologia dell’autoritratto che ride.
Nell’interpretazione di questo riso ci sono di aiuto i titoli che egli attribuisce ad alcuni dei suoi ultimi autoritratti: “faccia di povero Cristo”, “tonto di mama”, “faccia da schiaffi”: Beltrami rivela, a fine carriera, un’amara lucidità che lo porta ad essere autoironico, dissacratore nei confronti di se stesso e del suo pubblico, deluso e critico verso la propria vita, conclusasi tragicamente nel 1987.
Dono di Marisa Coppini, 2000