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Domicilio provvisorio

2003-2004

Giancarlo Ossola  (Milano, 1935 - 2015)

Grande tela emblematica della produzione del pittore milanese Giancarlo Ossola. Cresciuto e formatosi negli anni difficili della seconda Guerra e del dopoguerra, Ossola frequentò i corsi serali dell’Accademia di Brera e la scuola comunale di pittura del Castello a Milano. Vicino a Giorgio Gaber e al mondo della canzone d’impegno milanese, trovò le sue prime ispirazioni artistiche - fra gli anni Sessanta e Settanta - da una parte nell’informale e dall’altra nel realismo esistenziale.

Il suo informale però non è un impiego istintuale della materia e lascia piuttosto emergere strutture, architetture, prospettive, pulviscoli e cose come nelle opere qui esposte risalenti agli anni Settanta: La stanza stretta e Studio per la città.

D’altra parte, la realtà che comincia ad emergere nelle sue opere non è però quella dirompente, critica e antidogmatica dei pittori del realismo esistenziale, pittori delle periferie e di ambienti marginali: il suo bacino figurale è costituito soprattutto da interni urbani di lavoro, laboratori, fabbriche, mense operaie, depositi dismessi dipinti su tele che entrano in un rapporto sempre più marcato con la fotografia.

Gli interni di Ossola sono le architetture archetipiche del suo tempo, luoghi-teatro in cui si accumulano le tracce di chi vi ha trascorso - più o meno costretto - la propria esistenza. Domicilio provvisorio rappresenta dunque un luogo della condizione umana del Novecento. Significativamente la figura umana è latente, ma basta il luogo a rendere il senso della fatica, della sofferenza, della precarietà di chi lo ha abitato.

Lascito di Piero Del Giudice, 2019