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Paesaggio del Po

1976

Tino Aroldi  (Casalmaggiore, 1915 - 2000)

Per spiegare l’evoluzione del linguaggio artistico di Tino Aroldi si potrebbe partire dall’esperienza della grande piena del Po del 1951, un evento che determinò negli anni successivi in area padana un’incredibile fortuna del tema del paesaggio fluviale: probabilmente è solo in quell’occasione che il fiume e il suo maestoso paesaggio si rivelarono pienamente al pittore. Quell’uniforme distesa d’acqua, spettacolare e inquietante, e poi il lento riemergere degli alberi, delle forme della terra e dei banchi di sabbia rimodellati devono aver lasciato un’impronta profonda nella sua memoria.

La forte emozione provata non si tradusse subito in pittura: i quadretti chiaristi prodotti in quell’occasione, come Il Po in piena, sono infatti solo timide prove rispetto a quanto avrebbe saputo realizzare nei decenni successivi. Lo stile più tipico di Aroldi si definisce negli anni Settanta, in direzione di una pittura di valori atmosferici che cattura l’aria e la luce.

Partendo da una rappresentazione ancora legata ad una visione realistica dello spazio, lo sguardo giunge a cogliere un’interpretazione più intima e personale dello stesso ambiente che appare trasformato in qualcosa d’altro, un ambiente entro il quale il cielo infinito e materico sovrasta acqua e terra, quasi fondendosi con essi. Per rendere atmosferica la superficie di un cielo Tino Aroldi utilizza la direzione della pennellata che, in assenza di chiaroscuro, modifica la percezione del colore catturando la luce esterna con effetti ottici impalpabili.

Il pittore conquista allora alcune tinte che non abbandonerà più, declinate in infinite variazioni tonali (colori perlacei viranti al grigio-azzurro, al verde veronese, al violetto) e si assiste al superamento di ogni rappresentazione prospettica: sulla superficie dipinta si produce uno spazio, ma non in virtù di un tracciato disegnativo o di una prospettiva illusoria che penetra lo sfondo per spingersi in lontananza, ma solo attraverso il calibrato dosaggio delle tinte e dei toni.

Il paesaggio finale di Tino Aroldi è un paesaggio di estrema sintesi formale che si risolve in una composizione di superfici fin quasi ai limiti dell’astrazione, ma è anche un paesaggio simbolico che va oltre la dimensione ottica della veduta per diventare paesaggio dell’anima.

Dono di Carla Aroldi, 2007