Dalle lettere scritte al Germani si ricava che nel settembre 1842 Diotti stava lavorando al cartone del Giuramento di Pontida, concluso per la fine di quell’anno, mentre nell’ottobre del 1843 cominciava a dipingere la tela, pur fra continue interruzioni dovute ai numerosi disturbi fisici.
Per i personaggi del grande dipinto, Diotti ricorse ai ritratti di alcuni amici: il bibliotecario bergamasco Agostino Salvioni, il letterato, bibliofilo e patriota casalasco Anton Enrico Mortara e il pedagogista Ferrante Aporti, che ebbe rapporti assidui col Diotti.
Alcuni di questi ritratti tornano nei disegni o negli studi per il dipinto che sono conservati presso il Museo. Alcuni, come questa tela, sono sicuramente autografi, realizzati come studi preparatori o come omaggio dell’artista per gli amici; altri rappresentano invece studi o copie eseguiti da allievi che frequentavano all’epoca la casa atelier del Diotti, a riprova del clima di “cantiere” che si dovette creare intorno a quest’ultima grande opera del maestro.
Dono di Lina Ravera Mazzani, 1998