Nel 1811 da Casalmaggiore giunse a Diotti la commissione del fabbriciere Ferdinando Cavalli per una tela da collocare all’altare maggiore della chiesa di Santo Stefano che raffigurasse la Madonna col Bambino e i Santi Stefano e Giovanni Battista.
Pur risiedendo a Bergamo, Diotti mantenne sempre contatti con la città d’origine che, prima del definitivo rimpatrio, ebbero forma prevalentemente epistolare, in particolare col suo primo mecenate Giovanni Vicenza Ponzone e con l’amico ingegnere Giovanni Montani, accanito collezionista delle sue opere.
La pala per Santo Stefano avrebbe dovuto essere collocata entro una cornice marmorea, in sostituzione della copia che Marcantonio Ghislina aveva realizzato nel Settecento della celebre tavola del Parmigianino, di analogo soggetto, un tempo conservata nella chiesa. La trattativa fra Diotti e la committenza rispetto al soggetto durò a lungo, ma alla fine il dipinto venne realizzato nel sostanziale rispetto del progetto iniziale di Diotti e l’opera fu solennemente inaugurata il 26 dicembre del 1815, accompagnata da composizioni letterarie ed encomiastiche da parte degli amici casalesi del pittore (fra cui un sonetto dell’Ing. Giovanni Tarozzi in cui si immagina che il fantasma del Parmigianino esprima il suo compiacimento per l’opera).
Al dipinto, trasferito successivamente nella nuova chiesa di Santo Stefano (dove ancora si trova), è riconducibile questo piccolo disegno preparatorio in cui, oltre ad osservare alcune varianti che lo separano dall’esito finale, si notano alcuni segni d’incisione da ricalco e i numeri di quadrettatura ai margini per il riporto nel modelletto pittorico di presentazione. Il foglio, provienente dalle collezioni della Scuola Bottoli, fu in origine donato dal pittore all’amico Tomaso Marcheselli.
Fondo Scuola di disegno "Bottoli"