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Sull'impalcatura

1906

Amedeo Bocchi  (Parma, 1883 - Roma, 1976)

Nella seconda metà dell’Ottocento nuove ricerche e sperimentazioni portarono all’affermarsi in Italia della tecnica divisionista che prevedeva un modo diverso di vedere e di riprodurre le forme, scomponendo la luce, con tratti filamentosi, nei vari colori che la compongono.

Le innovazioni tecniche e stilistiche in atto nella pittura andavano di pari passo con quelle contenutistiche: la maggior attenzione dell’arte al vero portò al prevalere, alla fine del secolo, del cosiddetto “realismo sociale”, con rappresentazioni del lavoro e della vita quotidiana.

Una volta spentisi gli ardori risorgimentali, il paese mostrava ancora tutta la sua povertà e arretratezza, accanto alla necessità di una riconversione dell’economia verso l’industria e al formarsi di un nuovo ceto operaio: una situazione che offrì agli artisti l’occasione per una pittura nuova, non priva di un senso di denuncia. Il meglio di questa pittura è sintetizzato, senza indulgere nel patetismo, dal grande dipinto di Amedeo Bocchi Sull’impalcatura (1906) che raffigura un soggetto nuovo: un garzone che non ci guarda negli occhi perché è intento a pulire i pennelli, strumento del suo lavoro; sullo sfondo, entro una luce diffusa, il paesaggio riconoscibile di Parma.

Il dipinto, una delle prime opere del noto pittore parmense, dominava il Padiglione dedicato alle Belle Arti nell’Esposizione Agricola e Industriale di Casalmaggiore del 1910. Il dipinto, vinto nel 1907 da Francesco Marcheselli quale azionista della Società d’Incoraggiamento agli artisti degli Stati Parmensi, fu donato nel 1936 al Comune di Casalmaggiore, assieme al legato (1935) che comprendeva anche i mobili della sua farmacia, ora ricostruita in una sala del Museo Diotti.

Fondo Marcheselli