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2003

Elena Mezzadra  (Pavia, 1927 - Milano, 2022)

Negli anni Cinquanta del Novecento, più o meno contemporaneamente all’affermarsi, dell’informale, si sviluppò un’altra forma d’astrazione, anch’essa caratterizzata dal totale abbandono di ogni rappresentazione realistica, ma più rigorosa e controllata, non istintiva e molto cerebrale: l’astrazione geometrica.

Ad essa aderì la milanese Elena Mezzadra, l’artista contemporanea di cui il Museo Diotti conserva il maggior numero di opere, grazie alla generosa donazione dell’artista stessa. All’astrazione geometrica la Mezzadra si è poi mantenuta fedele nel tempo, incurante del fatto che questo tipo di pittura sia in realtà passato presto di moda in quanto poco incline a colpire l’osservatore dal punto di vista emozionale.

Si tratta infatti di una pittura colta, in cui la forte componente razionale - sottolineata dalle tonalità spesso fredde dei suoi colori – richiede la capacità di decodificare un linguaggio che non ha sicuramente il carattere dell’immediatezza e in cui si ritrovano gli esiti di una ricerca sui fenomeni della visione che attraversa alcuni secoli di storia dell’arte.

Innanzitutto non si tratta di un’astrazione geometrica rigorosa: partita da una pittura informale, la Mezzadra giunge alla geometria in un secondo tempo e senza scrupoli di rigore nella costruzione delle forme; non c’è traccia di riga o squadra nei suoi dipinti e ogni linea, tracciata a mano libera, assume la naturale curvatura del gesto che l’artista compie sulla tela.

Le forme e i piani non vivono poi a due dimensioni e ciò che connota fortemente l’opera della Mezzadra è la sua particolare spazialità.

Le sue composizioni sono frutto di approfonditi studi sulla prospettiva che la portano a superare la costruzione dell’immagine secondo un unico punto di vista e un unico punto di fuga: nella sua pittura i punti di fuga sono molteplici e in questo modo l’artista introduce in essi una dimensione narrativa, uno sviluppo temporale che l’osservatore meno distratto potrà cogliere e che non potrebbe darsi attraverso una rappresentazione prospettica unitaria e “congelata”.

D’altra parte, il modo con cui la Mezzadra sovrappone diversi piani, fa trasparire quelli che sono sotto o li rende specchianti fra loro rimanda alle leggi sulla riflessione e la rifrazione della luce che si cominciarono a sperimentare nel Rinascimento.

Una bella immagine che può aiutare a comprendere fino in fondo l’abilità compositiva della Mezzadra è quella delle vele di un vascello che ondeggia sull’acqua: si potrebbero immaginare, oltre alle vele, dei piani in corrispondenza degli alberi e delle funi tese, in un continuo gioco di sovrapposizioni e leggeri movimenti.

Giunta all’arte dopo aver fatto in gioventù la disegnatrice di mappe e di cartoni animati, l’artista affianca ai dipinti una ricca produzione grafica (di cui il Museo Diotti possiede il corpus completo), la creazione di sculture, gioielli, libri d’artista, lavori di collage e cartonnage.

Dono dell'Artista, 2006